La sua composizione, dedotta sulla base di varie testimonianze, mantiene comunque un ragionevole margine di incompletezza o dubbio derivante dal fatto che l’organismo mai potè essere ufficializzato.
La sua nascita viene fatta risalire ad alcuni mesi prima del 25 luglio 1943, anche se la componente comunista era già attiva ed organizzata da anni nella sua fase clandestina e cospirativa.
Fonte: “Là dove impera il ribellismo” di Ivan Tognarini- vol. I 1988
Presidente: Ulisse Ducci
Segretario: Antonio Cerasi, socialista
Membri:
Comunisti: Federigo Tognarini, Pio Lucarelli, Guido Gagliardi, Vittorio Rossetti, Libero Londi, Luciano Villani, Filippo Masina, Tommaso Tomi, Ermete Cappelli, Engels Rango, Piero cateni, Ferruccio Dani, Alfio Formaioni, Aganippe Muzzi.
Socialisti: Angiolo Pasquinelli, Dino Gazzei, Dino Benti, Vincenzo Pazzaglia, Camillo Landi, Domenico Bizzotto, Pedro Berti.
Partito d’Azione: Renzo Mina.
Liberali: Paolo De Domenico.
Repubblicani: Carlo Domenichetti
Non definiti: Claudio Dini, Remo Fedi, Gustavo Damiani, Giorgio Millul, Luigi Allori e Gino Logi.
Collaboratori:
Alessio Bezzini, Amato Lampredi, Amulio Tognarini, Astevan Nannelli, Attilio Bicci, Aventino Lippi, Balante Rossi, Cerrino Cerrini, Cesare Vanni, Dino Bernardini, Dino Procchi, Edo Azzolini, Elio Giuntoli, Gastone Bimbi, Giovanni Allori, Giovanni Cantini, Giovanni Tuci, Guerrino Tacchi, Idilio Boccini, Ilio Pietrini, Ilio Salvadorini, Ilvio Milani, Irio Garosi, Mario Simeone, Pio Montagnani, Renato Ghignoli, Renzo Romani, Sesto Mazzei, Umberto Meucci, Vitige Papi.
Nel suo libro ” La Resistenza Libertaria “(1984 – Tracce Edizioni), il partigiano Pietro Bianconi riporta molte perplessità personali e di tanti antifascisti piombinesi circa alcuni componenti di questo Comitato di Concentrazione Antifascista.
A cominciare dal suo presidente Ulisse Ducci così descritto:
” … il Ducci stesso si atteggiava a personaggio storico: egli era stato condannato nel 1927 a 12 anni di reclusione per aver partecipato con Tito Zaniboni e il generale Capello a un fallito attentato a Mussolini … Affiliato alla massoneria di Palazzo Giustiniani, dopo 5 anni di prigione era stato scarcerato e confinato a Piombino con 3 anni di vigilanza erogatagli in sentenza.
Era L’uomo che la sapeva lunga su etichette da applicare a comitati, regole, usi, sbocchi alle tortuose vie della cospirazione legale. Ma [quel comitato] … non poteva destare molto entusiasmo tra gli operai piombinesi. Certo l’ardore e il coraggio non mancavano ad alcuni uomini di questo Comitato: Lucarelli, Tognarini, Cappelli, Cerasi, Pasquinelli … ma l’attività del Ducci che, da confinato e sorvegliato politico era diventato in breve tempo un ricco armatore di battelli da pesca, restava per lo meno sospetta agli operai.
La presenza poi di alcuni noti fascisti e squadristi, come Paolo Di Domenico [in quota liberale – ndr], faceva partire il Comitato già col fiato grosso dei vecchi arnesi pentiti. Il resto di quegli uomini non era altro che un coacervo di animosità patriottiche e borghesi, senza risorse rinnovatrici se non quelle di un ricambio al governo della città. [ Si chiedeva di ] sollecitare la nomina a Commissario del Comune di Piombino dell’ ing. Carlo Domenichetti, conosciuto in città come persona di carattere mite, liberale, monarchico, azionista dell’ ILVA e massone”.