Nasce a Grosseto il 29 aprile 1906, fa il fornaio e il rappresentante di commercio. Un fratello, Luigi, è anarchico e membro del gruppo Germinal, lui è “semplicemente” antifascista, anche se le carte di polizia lo qualificano comunista.
“ Con i fascisti tiene un atteggiamento beffardo, di scherno, provocatorio. Per loro è cosa intollerabile, lo minacciano più volte, lui da giocatore qual è, non se ne cura. Ma gli schiavisti non glielo perdonano e architettano un agguato: una sera alle 22, al Chiasso degli Zuavi, gli piombano addosso, ancora una volta sono in 5 contro uno, è un aggressione preordinata, vigliacca, selvaggia, una coperta in testa – racconta Aristeo Banchi – e poi bòtte, manganellate, pedate con le bullette. Magini rimane parecchi giorni tra la vita e la morte, poi la sua fibra robusta prevale. La lezione ottiene però l’effetto contrario: ora è, più di prima, nemico dei fascisti”.
Al principio degli anni trenta, varie volte chiede il passaporto, ma non riesce a ottenerlo “ sia per mancanza di contratto di lavoro … sia per ragioni di natura politica …”.
Magini, scrive la Prefettura il 18 giugno 1934, è “ di fede comunista, così come altri suoi parenti e affini …”. Ha detto che vorrebbe mettersi in affari in Francia con Raffaello Bellucci.
“ Si ritiene invece – continuano i funzionari grossetani – che egli intenderebbe espatriare per prendere contatto non solo col precitato Bellucci, ma anche con Carmignani Bruno di Attilio, entrambi sovversivi e che esplicano all’ estero attività anitinazionale …”. Alla fine però il documento gli viene consegnato e il 29 ottobre del ’34 parte per la Francia. Ci resta però poco tempo, quando torna a Grosseto riprende a frequentare gli oppositori, specialmente il libertario Ugo Pacini e il comunista Gino Franchi.
Per questo il 30 settembre del ’36 le autorità di polizia scrivono che è “ fermo nelle vecchie ideologie “.
Nel ’39 una sua sorella chiede di recarsi all’estero, vuole sposare un ebreo italiano che vive a Cuba. Si occupano di lei la Direzione generale della Razza e la Prefettura di Grosseto. Il 3 febbraio il prefetto Enrico N. Trotta scrive: “ Risultando che Magini Ultimina vorrebbe recarsi all’estero per coniugarsi con l’ebreo Sorani Nino o vivere con lui si esprime parere contrario rilascio passaporto ”.
Nel ’40 Magini è vigilato cautamente, è ancora considerato pericoloso, pur “ continuando a non dar luogo a rilievi “.
Nel ’41 collabora al tentativo di Mariano Ceccarelli e Enrico Orlandini di creare a Grosseto un’organizzazione antifascista, poi, al principio del ’42, quando la rete clandestina viene scoperta dall’ OVRA, è diffidato dalla Commissione provinciale per i provvedimenti di polizia insieme a Etrusco Arzilli, Ghino Neri, Bruno Carmignani e altri.
Alla fine del ’43 è arrestato a Paganico con Albo Bellucci. Rimesso in libertà, informa del fatto Orlandini e Gastone Barbini, con i quali cerca, vanamente, di far rilasciare Bellucci.
Morirà negli anni ‘50.
( Autore: Fausto Bucci – Follonica )