Nato a Monterotondo Marittimo il 20 luglio 1892 [figlio dell’ operaio Angiolino e di Isolina Dei], fa lo sbozzatore in una fabbrica di pipe, dove perde tre dita della mano destra alla sega circolare. Persona di notevoli capacità intellettuali, che gode di notevole stima nell’ambiente sovversivo maremmano, leggendo libri e opuscoli sovversivi si dota di una buona cultura politica, che gli permette di collaborare ai giornali anarchici con validi articoli. Nello stesso periodo è, insieme a Attutillo Bertini, promotore ed animatore del Circolo operaio ricreativo di San Vincenzo, che sarà sciolto nel 1915 dalla Prefettura di Pisa, che lo considera – non a torto – un “covo di libertari”.
Segnalato tra i fondatori del Circolo anticlericale Francisco Ferrer, impegnato nella raccolta di aiuti per il Comitato pro carcerati di Roma, è un buon propagandista. Contrario all’intervento italiano nella prima guerra mondiale, scrive nel 1916 su «L’avvenire anarchico» di Pisa: “Io, fin da fanciullo, mi ero prefisso di raggiungere la meta da noi tutti agognata, anche attraverso molte delusioni, perché allorquando credevo vicina la redenzione di tutti gli oppressi vidi travolgere tutto e tutti. Gli uni si vendevano al governo per tradire i propri compagni, gli altri si davano in braccio alla borghesia per i loro loschi fini, mentre, noi rimasti, affrontavamo serenamente la loro schiacciante malvagità, perché sicuri dell’appoggio del governo; ma con tutto ciò non riuscirono a vincerci e non bisogna darci per vinti, né presentare le armi al nostro comune nemico.
Ciò sarebbe da vili, da incoscienti e da paurosi e chi teme si allontani pure da noi. Facciamo sì che la prossima rivincita trovi pronti anche noi di S. Vincenzo, benché pochi siamo: il numero non qualifica, purché questi pochi siano degli uomini di fede e si possa fare assegnamento su loro. Bisogna, a lotta ingaggiata, cattivarci la simpatia di tutti gli operai coscienti e ciò facendo la nostra vittoria sarà certa. Non curiamoci della apostasia di taluni che non furono mai anarchici e che viceversa tentano di tradire sotto la maschera dell’anarchismo tutto il proletariato libertario”. Diffusore instancabile del giornale libertario pisano durante il conflitto mondiale, fa pervenire all’amministrazione del foglio varie somme per le copie vendute. Nel 1917, insieme a Attutillo Bertini, tenta di riorganizzare il gruppo libertario di San Vincenzo, ma viene colpito da diffida e mandato al confino nel territorio comunale di Sassetta, quale “anarchico pericoloso”.
Il 25 maggio 1917 un sovversivo di Monterotondo Marittimo, Arcangiolo Arcangioli, scrive di essere “dolente dell’internamento dei compagni padre e figlio Bertini” e, nei giorni seguenti, il Comitato libertario di La Spezia versa dieci lire per Rinaldo e per suo figlio. Nel luglio del 1917 il nostro spedisce, da Sassetta, 7 lire al segretario del “Comitato d’azione anarchica internazionale”, Temistocle Monticelli, per consentire ad alcuni compagni italiani di partecipare al convegno internazionale di Stoccolma, e il 23 febbraio 1918 scrive un articolo in occasione della cerimonia commemorativa di Giordano Bruno a San Vincenzo. Il 27 luglio 1918 viene schedato dalla Prefettura pisana, che ne segnala il contegno sprezzante verso le autorità e le capacità di organizzatore sovversivo. Tornato a San Vincenzo a conflitto concluso, Rinaldo riprende il suo posto nel movimento libertario e sostiene con le sue offerte «L’avvenire anarchico» di Pisa e «Il martello», organo della Camera del lavoro sindacale di Piombino.
Nel 1919 si unisce in matrimonio con Alaide Marchettini. Trasferitosi alla fine del 1920 a Villa S. Giovanni (Reggio Calabria), presta la sua opera di segatore in una fabbrica di pipe della società Wassas fino all’estate del ’26, quando rientra in Toscana e si stabilisce a Cecina, dove viene assunto dalla ditta Catanei. Sorvegliato attentamente dagli schiavisti, il 21 agosto 1926 subisce una perquisizione domiciliare, che ha esito “infruttuoso”.
Segatore, nel 1937, nella fabbrica di sbozzi di radica, che la Wassmuth ha aperto a Cecina, Bertini continua ad essere vigilato dai fascisti, ma non mostra alcun segno di cedimento e rimane ostile alla dittatura fino alla caduta di Mussolini, quando riprende il suo posto nel movimento anarchico.
Muore a Cecina il 10 dicembre 1961.
Fonti:ACS, Roma, CPC, b.565, fasc.78780; Bertini, Rinaldo. San Vincenzo, «L’avvenire anarchico», n.48, 10 dic. 1914; ivi, n.5, 8 mar. 1916; ivi, n.13, 23 giu. 1916; ivi, n.16, 14 lug. 1916; ivi, n.18, 28 lug. 1916; Bertini, Rinaldo. San Vincenzo, ivi, n.19, 4 ago. 1916; ivi, n.25, 15 set. 1916; ivi, n.1, 5 gen. 1917; ivi, n.4, 26 gen. 1917; ivi, n.9, 2 mar. 1917; ivi, n.17, 27 apr. 1917; ivi, n.21, 25 mag. 1917; ivi, n.22, 1 giu. 1917; ivi, n.28, 13 lug. 1917; Bertini, Rinaldo. Da San Vincenzo, ivi, n.8, 23 feb. 1918; ivi,n.20, 10 mag. 1918; ivi, n.6, 7 feb. 1919; ivi, 5 giu. 1919; ivi, 25 lug. 1919; ivi, 19 dic. 1919; «Il martello», n. 31, 24 lug. 1920; ivi, n.34, 21 ago. 1920; .
( Scheda di Fausto Bucci, Gianfranco Piermaria e Aldo Montalti per www.radiomaremmarossa.it)