Nato a Campiglia Marittima il 7 ottobre 1885, è fratello di Giulio e come lui anarchico. Operaio, dal principio del Novecento lavora agli Alti Forni di Piombino e frequenta assiduamente la Camera del lavoro sindacale. Il 10 ottobre 1911 una sua sottoscrizione a un foglio libertario induce il Ministero dell’Interno a chiedere informazioni sul suo conto al prefetto di Pisa, il quale risponde che Alessandro abita a Piombino, professa idee anarchiche, “tiene contegno sprezzante verso le autorità” e è sottoposto a “conveniente vigilanza”. Sempre molto attivo, il nostro partecipa in seguito a tutte le agitazioni proletarie e sovversive che hanno luogo a Piombino, compresi il grande sciopero contro il trust siderurgico e le proteste contro l’intervento italiano.
Nel luglio 1919 sottoscrive una piccola somma “per dare vita e luce al nostro giornale Umanità Nova”, insieme a Paris Pampana, Dante Muzzi, Giovanni Benincasa e Alessandro Cinci, e nella seconda metà del 1921 aiuta, con il fratello Giulio, gli anarchici di Scarlino, Gavorrano, Boccheggiano, Monterotondo Marittimo e Follonica, che cercano rifugio a Piombino, dopo la caduta della provincia di Grosseto sotto il giogo degli squadristi. Nel giugno 1922 l’uccisione del fascista Salvestrini fornisce alle camicie nere il pretesto per scatenare estese violenze, che provocano le dimissioni del sindaco socialista Gagliardi, e per intraprendere la caccia ai sovversivi, molti dei quali sono aggrediti e colpiti dai bandi degli schiavisti. Fra le vittime di quelle aggressioni c’è anche Alessandro Papi, che, insieme al fratello Giulio, viene assalito dai “neri”, con il consueto metodo del “venti contro uno” e duramente percosso. La forza pubblica interviene tardivamente, uno dei fratelli è ricoverato in ospedale. Diventata insostenibile la situazione nella città del ferro, Alessandro abbandona clandestinamente l’Italia, rifugiandosi a Lione, dove entra in contatto e frequenta la vivace comunità dei nostri esuli.
Il 10 settembre 1929 il console fascista di Lione informa le autorità centrali italiane che Papi risiede ancora nella città rodaniana, dove viene adeguatamente sorvegliato, e il 17 ottobre il prefetto di Livorno scrive che è stata chiesta la sua iscrizione nella «Rubrica di frontiera». Nel 1935 Alessandro lavora ancora a Lione e nel 1939 le fonti di polizia ripetono che è ancora ostile alla dittatura di Mussolini e che continua a nutrire sentimenti anarchici. Nel 1942 vive sempre in Francia, ma gli informatori fascisti ne hanno perso le tracce e ignorano dove risieda.
(Scheda di Simonetta Carolini, Claudio Gregori, Fausto Bucci)