Figlio di Giuseppe e di Maria Montomoli, nasce a Roccastrada il 27 settembre 1888.
Minatore, professa idee socialiste ed è consigliere, nel secondo decennio del Novecento, della Società operaia di Montemassi, la frazione dove abita. Chiamato alle armi nel maggio 1915 e mandato al fronte, viene congedato dopo Vittorio Veneto. Membro della sezione socialista di Montemassi, partecipa nell’ottobre 1920, con altri duemila sovversivi, all’assalto della fattoria Pierazzi, per protestare contro la cacciata di un colono e, insieme all’anarchico Davide Bartaletti, issa sull’edificio padronale due bandiere, una rossa e una nera.
Il 18 febbraio 1922 viene condannato a 40 giorni di carcere per oltraggio alla forza pubblica, ma i giudici lo assolvono dalle accuse di violenza e resistenza. Dopo la marcia su Roma e la formazione del governo Mussolini, emigra clandestinamente in Francia, ma nel 1926 rimpatria, ricominciando a svolgere a Montemassi un’intensa propaganda rivoluzionaria. Sorvegliato, perché legge ostentamente i “giornali comunisti” e tiene delle riunioni “segrete”, rientra in Francia prima del novembre 1926, quando i fascisti approvano le leggi eccezionali. Fissata la residenza a Auboué, spedisce nel 1928 a un ufficiale della milizia di Montemassi e a un certo Romildo Albigi due buste contenenti il n.32 del «Becco giallo» e il n.45 dell’«Avanti!» dell’anno corrente, che vengono sequestrate, e il 31 dicembre 1928 il prefetto di Grosseto, Domenico Soprano, informa i superiori che il nostro è stato incluso nella «Rubrica di frontiera» per il fermo e assicura che verrà trattenuto se rientrerà in Italia.
Nel 1930 Adolfo resta fedele alla compagine massimalista, guidata da Anzelika Balabanova, dopo l’esclusione dal partito della componente riformista capeggiata da Pietro Nenni, Claudio Treves e Filippo Turati, e continua a sostenere con i suoi contributi l’«Avanti!», che esce a Parigi, facendo pervenire inoltre qualche sottoscrizione a «La libertà», l’organo della Concentrazione antifascista, cui ha aderito anche il P.S.I. massimalista. A Auboué, dove dimora, è presente e attiva una forte colonia sovversiva ed antifascista, che comprende Gaetano Capitani, Aronne e Mosè Pecorini, Achille Maccari, C. Galgani, B. Bartalucci, R. Vannini, Pagliuchi, Pacini e altri esuli, quasi tutti di Roccastrada, Roccatederighi, Tatti, Sassofortino e Montemassi (1).
Il 25 marzo 1930 Catoni viene segnalato fra i dirigenti del P.S.I. massimalista all’estero, insieme a Angelo Innocenti, Francesco Lezzi, Mario Negri, Sante Semeraro, Vincenzo Tarroni, Giovanni Cappa e altri, e al principio del 1933 figura fra gli antifascisti più attivi in Francia, insieme a Angelo Monti, Silvio Schettini, Enzo Luigi Fantozzi, Andrea Caprini, Carlo Rosselli e altri. Lo stesso anno viene incluso nella prima categoria dei nemici del fascismo, gli attentatori, insieme a Angiolino Bartolommei, Liberato e Smeraldo Cignoni, Biagio Cavalli, Italo Ragni, Mino Pagliuchi, Primo e Vittorio Wongher, Antonio Gamberi, Pilade Grassini, Domenico Marchettini, Giuseppe Maggiori, Randolfo Pacciardi, Gualtiero e Goffredo Bucci, Aggio Simoncini, ecc., tutti sovversivi maremmani, che si sono coraggiosamente opposti alla violenza squadristica.
Favorevole al Fronte popolare francese, il 5 agosto 1936 Catoni indirizza al babbo una lettera, che viene intercettata dai “neri”, nella quale si legge: “A Ribolla mi dite che si lavora in pieno, ma non mi dite, se lavorando, si mangia, o se mangia solamente Donegani [il massimo dirigente della Montecatini, che sarà epurato nel secondo dopoguerra per i trascorsi fascisti], perché dalle lettere e dal racconto delle persone che hanno occasione di venire di costà, pare che sia proprio così…”.
Nel 1937 Adolfo lavora ancora ad Auboué, forse in una miniera del ferro, e nel 1938 è abbonato a «Giustizia e libertà», il settimanale fondato da Carlo Rosselli, assassinato l’anno precedente dai “cagoulards” al soldo della dittatura italiana. Il 6 maggio 1938 il Consolato di Nancy informa i superiori che “Catoni è considerato come nemico dichiarato del fascismo” e il 22 maggio 1938 l’«Avanti!» rende conto di una sottoscrzione del gruppo di Auboué in favore della Spagna repubblicana, alla quale hanno contribuito Catoni con 10 franchi, Capitani con 7, B. Bartalucci con 5, Aronne Pecorini con 20, F. Vannini con 5 ed altri esuli. Lo stesso anno i fascisti confermano l’iscrizione di Adolfo nella «Rubrica di frontiera» per la misura del fermo e nel 1939 il nostro rinnova l’abbonamento all’«Avanti!», insieme a Gaetano Capitani, un antifascista roccastradino, massimalista o anarchico, che abita da molti anni a Auboué, in Cité Turnsel, 16. Fra gli abbonati ci sono pure il socialista Luigi Antonini, dirigente sindacale negli U.S.A., il poeta massimalista Alfredo Barbati , il bordighista Giovanni Bottaioli, elemento di spicco nella frazione di sinistra, il poeta grossetano Antonio Gamberi e altri.
Dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale Catoni rimane in Francia e il 10 marzo 1940 versa, insieme ad altri compagni, 100 franchi all’«Avanti!», “salutando Gamberi”: Adolfo offre 10 franchi, Crespo 5, Pecorini 10, Erio 5, Eda 2, “un antistalinista” 7, ecc. Il 16 febbraio 1941 Catoni scrive al babbo: “Fino a che mi sarà posibile lasciare godere la situazione italiana a chi l’ha creata resterò dove mi trovo, anche a fare dei sacrifici. Certo tutto dipenderà dagli avvenimenti e non dalla mia volontà”. L’11 marzo 1941 la Prefettura di Grosseto osserva che dalla “lettera risulta chiaramente come il Catoni Adolfo conservi tuttora le sue vecchie ideologie”.
Il 25 luglio 1943, quando l’uomo di Predappio cade e viene arrestato dopo vent’anni di feroce dittatura, Adolfo è ancora oltr’Alpe.
Note:
(1) A Auboué, importante centro minerario per l’estrazione del ferro, il gruppo di sovversivi si era formato alla fine dell’Ottocento al tempo della reazione crispina. Ne avevano fatto parte Leopoldo Baldanzi, Giuseppe e Tebaldo Faelli, Antonio Gamberi, Sabatino Cerfolli e altri rivoluzionari maremmani. Stabilitosi a Follonica, Tebaldo Faelli venne più volte aggredito e percosso nel ventennio fascista.
[ Scheda di Simonetta Carolini, Fausto Bucci, Aldo Montalti per www.radiomaremmarossa.it ] .