Giovanni Dupuy

Figlio di Pietro e Augusta Ristori, nasce a Firenze il sette giugno 1900. Soprannominato Marcello, frequenta le elementari fino alla sesta classe, poi fa il fattorino postale e simpatizza per il P.S.I. Chiamato alle armi dopo Caporetto, viene congedato 18 mesi dopo e, al ritorno a Firenze, aderisce alla Camera del lavoro, facendosi notare tra gli organizzatori delle agitazioni sindacali. Nel 1923 emigra in Francia, per sfuggire alle violenze fasciste, e si stabilisce a Marsiglia, dove fa il meccanico e aderisce al movimento anarchico, legandosi a Giulio Bacconi, Sabatino Gambetti e Luca Bregliano (quest’ultimo espatriato da alcuni anni) e svolgendo un’intensa attività antifascista. Nell’estate del 1928 il console di Marsiglia, Carlo Barduzzi, invita le autorità francesi a espellere Dupuy, insieme ai fratelli Chiarini [vedi e vedi], a Giulio Bacconi, a Angelo Ancillotti [vedi], a Antonio Cherici e ad altri anarchici, che accusa – senza alcun fondamento – di aver ricevuto tre bombe ad orologeria da Parigi per compiere degli attentati.

 L’11 luglio 1928 Dupuy viene schedato dalla Prefettura di Firenze, che ne rammenta l’impegno sovversivo e insiste sulla cattiva fama, che riscuoteva “in patria”, a causa delle idee da lui apertamente professate. Considerato uno dei maggiori esponenti anarchici di Marsiglia, insieme a Giulio Bacconi, a Dario Castellani e ai fratelli Gialluca, viene inserito dai fascisti nella «Rubrica di frontiera» e nel «Bollettino delle ricerche» per l’arresto. Dal 1931 al 1936 Dupuy vive a Grenoble, dove collabora – se si crede alle poco affidabili spie dell’OVRA – al settimanale comunista «Le travailleur alpin» e frequenta gli anarchici Ernesto Capannesi, Gusmano Mariani, Enzo Luigi Fantozzi, Alfredo Bonsignori e Francesco Barbieri.

 Al principio di agosto del 1936 “Marcello” valica i Pirenei e a Barcellona si arruola nella Colonna Italiana, a maggioranza anarchica, comandata dal repubblicano Mario Angeloni e dal fondatore di “Giustizia e libertà”, Carlo Rosselli. Segnalato il 19 agosto sulle trincee del cimitero di Huesca, il nostro combatte a Monte Pelato il 28 agosto e viene ferito a Tardienta il 5 novembre 1936.

 Nel febbraio 1937 il fratello di Dupuy, Matteo, un comunista, che abita ancora a Firenze, viene assegnato al confino per cinque anni perché, in una lettera intercettata dall’OVRA, ha chiesto a Dupuy di aiutarlo a raggiungere la Spagna, dove intendeva combattere “ per la libertà di tutta una massa proletaria alla quale si vuole imporre la schiavitù ” fascista e per dimostrargli “ a fatti e non a parole chi è il tuo fratellino e farti vedere che niente in 14 anni mi si è attaccato di questo lordume ” (1). Quanto a “Marcello”, il 12 aprile 1937 egli viene ferito durante l’offensiva del Carrascal de Huesca, insieme agli anarchici Guglielmo Nannucci, Egidio Bernardini, Roberto Stanchi e altri, poi, dopo lo scioglimento della Colonna Italiana, viene incorporato nel Battaglione n.500 della 125ª Brigata Mista (28ª Divisione del 21° Corpo dell’Esercito repubblicano), di stanza a Huesca, a cui è ancora aggregato il 30 dicembre 1937, allorché chiede al Ministero della difesa spagnolo di passare nel servizio trasporti delle forze armate repubblicane.

 Inviato, al principio del 1938, sul fronte di Teruel, rientra in Francia il 7 febbraio 1939, dopo la caduta di Barcellona (26 gennaio 1939), al termine di una terribile marcia, in un freddo intensissimo e sotto i mitragliamenti dell’aviazione fascista. Preso in consegna dalla guardia mobile francese e dagli spahis senegalesi, viene rinchiuso nel tremendo campo di Argelès – sur – Mer, dove decine di migliaia di internati sono esposti a ogni genere di malattie (compresa la lebbra!) e costretti a cibarsi persino di canne palustri.

 Membro del Gruppo anarchico “Libertà o morte”, insieme a Gennaro Gramsci (anch’egli ex combattente di Spagna), Carlo Montresor, Muzio Tosi [vedi], Settimo Guerrieri ed Enrico Crespi, Dupuy lascia il campo dopo qualche settimana e fissa la propria residenza a Marsiglia, dove si cela dietro il falso nome di Marcel Giovanni Gregori. Segnalato a Perpignan nel maggio 1939, si sposta a Grenoble, dopo l’inizio della seconda guerra mondiale, rientrando a Firenze alla fine del conflitto. Nel capoluogo toscano è ancora in vita nella seconda metà degli anni Settanta.

 

 

1) In un’altra lettera, bloccata dalla polizia fascista, Matteo Dupuy esprimeva il suo profondo disprezzo per il fascismo e riaffermava la sua volontà di combattere in Spagna, recandosi “ laggiù dove tante carogne di qua vanno per soffocare anche quel povero popolo proletario ”.

(Scheda di Fausto Bucci, Rodolfo Bugiani, Gianna Ciao Pointer, Michele Lenzerini)