Figlio di Afrodisio e di Clorinda Dini, nasce il 24 febbraio 1866 a Livorno, dove fa il lavorante di ceramica. Rispettoso in famiglia, è ritenuto pericoloso dal 1890 per la sua influenza sui compagni di fede e l’intensa propaganda anarchica, che svolge al porto della città di origine, dove, abbandonata la ceramica, fa il facchino.
Indifferente versole autorità, è sottoposto a vigilanza speciale e assegnato per 18 mesi al domicilio coatto il 14 novembre 1894, in applicazione delle cosiddette “leggi Crispi”. Deportato a Tremiti, non si piega ai soprusi, quasi quotidiani nella “colonia”, e il 28 dicembre 1895 viene condannato a 2 anni e 2 mesi di carcere per violenze e minacce ai funzionari e violazione degli obblighi di confino.
Tradotto a Ponza e a Ustica e prosciolto dalla misura di polizia l’8 novembre 1896, può far ritorno a Livorno, dove nel maggio 1898 partecipa alle agitazioni contro lo stato d’assedio, disposto dopo le stragi di Milano, e il 14 settembre seguente viene denunciato per associazione a delinquere, insieme ad altri compagni di fede, ma la Camera di Consiglio del Tribunale di Livorno lo proscioglie il 22 ottobre 1898 per insufficienza di prove.
Il diciotto maggio 1900 viene schedato e il due marzo 1911 è incluso in una lista di sovversivi pericolosi. Vigilato nel 1914 perché professa ancora idee anarchiche, muore a Livorno il sette settembre 1918.
[ Scheda di Simonetta Carolini, Claudio Gregori per www.radiomaremmarossa.it ]