Nato a Orbetello il 9 febbraio 1884, si trasferisce a Grosseto nel 1896, insieme ai genitori e al fratello Brandimarte. Fornaio, aderisce al movimento anarchico nel 1904 e tre anni dopo – mentre si delinea la rottura fra i sindacalisti e il P.S.I. – polemizza con il socialista Ulivo Picchetti su «Il martello» di Piombino.
Nel 1910 sottoscrive una piccola somma in favore del giornale piombinese, insieme a Alfredo Stocchi, Nestore Nesti, Mellido Ramacciotti, Ugo Monetti e Sincero Falagiani, e nel 1911 è tra i fondatori del Circolo anarchico Germinal di Grosseto, insieme a Francesco Sartini, Ugo Pacini, Bruno Marcucci, Paolino Ancarani, Antonio Onorato e altri compagni di fede.
Affiliato, nel 1913, al Circolo giovanile socialista A. Cipriani e alla Pubblica assistenza Croce d’oro di Grosseto, è assolutamente contrario all’intervento italiano nella prima guerra mondiale ed il 6 aprile 1916 chiede, insieme ad altri soci, che abbia luogo un’assemblea plenaria della Croce d’oro, perché non condivide l’adesione al prestito nazionale, decisa dalla presidenza. La direzione della Croce d’oro risponde all’istanza, fissando la riunione per la sera del 12 aprile, mediante un manifesto a stampa, in cui appaiono – è denuncia pubblica dei pacifisti – il nome di Goracci e quelli degli altri firmatari, fra cui Settimio Arrighi, Paolino Ancarani, Ismeno Bimbi, Telemaco Sampieri, Ciro Ciri, Gino Capperucci, Michele Magnani, Benvenuto Del Secco e Ludovico Ludovichi, tutti ben conosciuti per le loro idee sovversive e rivoluzionarie. Per protestare contro l’iniziativa delatoria della presidenza, Ulivo Luigi diserta l’assemblea e si dimette dalla Croce d’oro, insieme ad altri firmatari del documento.
Due anni dopo sottoscrive due lire in favore de «Il risveglio» di Grosseto, insieme agli anarchici e ai socialisti Firmo Biagetti, Mellido Ramacciotti, Ferruccio Verzani, Paolino Ancarani, Ismeno Bimbi, Leonardo Meravigli, Alfredo Bianciardi, Libertario Carletti e Comunardo Biagetti, e nel 1924 viene segnalato dalle autorità perché continua a professare le idee libertarie. Nel 1928 polemizza circa il prezzo del pane e critica la Cooperativa grossetana, che lo distribuisce. Nel 1930 è sorvegliato dall’apparato repressivo della dittatura e nel 1935 è ancora vigilato. Nel 1938 non mostra segni di ravvedimento, come riferiscono i funzionari di P.S. Giuseppe Marcantonio e Michele Bosco, e nel 1940 è ancora ostile agli schiavisti nerocamiciati.
Il 25 giugno 1950, cinque anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, il nostro si spegne a Grosseto.
(Scheda di Fausto Bucci, Claudio Gregori, Andrea Tozzi)