Uno spaccato della situazione politico-militare in Provincia di Grosseto nella primavera 1944, dal punto di vista dei preoccupatissimi fascisti, attraverso la relazione del comandante provinciale della G.N.R. Ennio Barberini. Si noti anche la loro percezione sia dell’ormai dilagante antifascismo che dell’atteggiamento di industrialotti e agrari locali che [ dopo averli scatenati come cani da guardia venti anni prima contro le masse proletarie in rivolta ] adesso sembrano abbandonarli in attesa degli eventi e di una nuova categoria di “tutori dell’ordine sociale”.
IL COMANDANTE PROVINCIALE DELLA GUARDIA NAZIONALE REPUBBLICANA, ENNIO BARBERINI, AL CAPO DELLA PROVINCIA IN PAGANICO. GROSSETO 15 MAGGIO 1944. RELAZIONE POLITICO-MILITARE DELLA PROVINCIA DI GROSSETO. SEGRETA.
( Da ASGR,Fondo Regia Prefettura, filza°771, fascicolo Ministero della Guerra e varie – vedi TMV ).
“ La situazione generale della Provincia di Grosseto si è in questi ultimi giorni particolarmente aggravata. La zona è in disfacimento.
ATTIVITA’ AEREA NEMICA
La intensificata incontrastata attività aerea nemica, padrone assoluta del cielo, suscita serie preoccupazioni. La mancanza totale di una difesa contraerea e senza alcun apparecchio da caccia permette al nemico di bombardare e mitragliare tutto ciò che vuole spargendo nelle popolazioni inermi ed indifese, la paura e lo sgomento. Bombardamenti di borgate, mitragliamenti a bassa quota di pacifici casolari, di baracche adibite ad alloggio, per sinistrati, di carri e barrocci sulle strade di campagna, sui campi di fieno, di mietitori e perfino di carbonai nei boschi, è il risultato delle incursioni di tutti i giorni. Come sarà possibile procedere alla mietitura e alla trebbiatura del grano? Ogni strada è controllata dal nemico fino ad impedire la circolazione di tutti i mezzi di trasporto nelle ore del giorno ( di notte poi ci sono le bande dei ribelli ) e fino a proibire ai contadini di accudire ai lavori di campagna. Alla paura accentuata è ormai subentrato una specie di fatalismo orientale ed è convinzione di tutti di vivere nell’ abbandono assoluto e tagliati fuori completamente dal resto d’ Italia.
MEZZI E VIVERI
I treni non funzionano più, gli autoservizi viaggiatori e postali sono pressoché inesistenti causa anche la requisizione di molti automezzi da parte del Comando Germanico. Il vettovagliamento da irregolare è divenuto deficiente ed ora quasi nullo poiché la colonna di allarme dell’ U.D.A. sono state create con gli automezzi civili della provincia. La stagione per l’agricoltura non è stata favorevole. La mancanza di acqua ha fatto si che il raccolto dei cereali e dei foraggi è molto inferiore all’ anno scorso; se non piove anche le frutta andranno perdute; il grano in molte parti ha già preso la secca. D’altra parte anche quest’anno sono mancati i concimi di qualsiasi tipo e la elevata percentuale richiesta del bestiame ha inciso profondamente nei bovini di allevamento e da lavoro. Il grano degli ammassi sparso nella provincia è continuamente preso d’assalto dalle bande e così l’olio e la lana. I grassi non sono stati totalmente consegnati ed altrettanto il formaggio perché le “bande” minacciano i nostri coloni ed ordinano ad essi di non osservare le disposizioni emanate dagli organi competenti.
SFOLLAMENTO DELLA PENISOLA DI MONTE ARGENTARIO E DELLA COSTA
Il sopravvenuto ordine di sfollamento della costa, specialmente nella zona di Orbetello e Monteargentario, è stato appreso con sgomento. Una difficoltà maggiore è rappresentata per le vedove di guerra con i bambini e perle l mogli dei prigionieri e di dispersi perché non hanno possibilità di guadagnarsi da vivere. Le difficoltà inerenti a questo sfollamento che deve essere un fatto compiuto entro il 20 maggio p.v. sono rappresentati dalla mancanza dei mezzi di trasporto. Gli uomini lo fanno a piedi. La povera gente deve abbandonare tutto il proprio patrimonio familiare poiché ( anche per le donne ) non è permesso di poter portare seco che pochi indumenti personali: al massimo 20 kg. di roba. Cento uomini della Guardia (60 della Compagnia C.P.) dei 400 richiesti, sono stati inviati per questa specie di rastrellamento che è fatto controvoglia.
SEDE DI COMPAGNIA DEGLI ENTI
Il forzato decentramento degli Uffici della provincia ha portato all’ isolamento degli abitanti dei piccoli centri e lo sfasamento totale degli organi propulsori della vita della provincia stessa. Ferme ormai alcune miniere, distrutti gli opifici, tutto è imperniato sull’agricoltura. Eppure per comprare 100 metri di filo di ferro, che poi non esisteva più, un proprietario di Tirli dovette andare prima a Paganico al consorzio agrario (km.60), da Paganico a Giuncarico all’ Unione Fascista Sindacati dell’agricoltura (km.50) , da Giuncarico ad Arcidosso al Consiglio provinciale delle Corporazioni (km.75), da Arcidosso a Grosseto al magazzino centrale del Consorzio Agrario (km.55), e da Grosseto a Potassa (stazione di Gavorrano) dove è decentrato il magazzino stesso (km.40). Così per qualunque cosa. Le poste e i telegrafi sono a Montorsaio, sfasato, dove c’è una specie di mulattiera per andarci. Ad Arcidosso sono sfollati i Tribunali eda Grosseto sono rimaste le prigioni senza poter sapere che dar da mangiare ai detenuti.
COLLEGAMENTI
Le linee telefoniche e telegrafiche sono continuamente interrotte e l’iniziativa locale è all’ordine del giorno senza nessun riferimento all’indirizzo generale della vita del popolo in guerra. Anche ieri, due banditi vestiti da germanici, stavano, come se fossero comandati, a tagliare tutti i fili telefonici della zona di Montieri-Gerfalco. La vicinanza delle linee del fronte fanno sì che tutte le richieste urgenti del comando germanico vengano addossate alla nostra provincia la quale ormai è in condizioni di poter dar poco e si trova con tutti i pericoli della prima linea, con le pastoie, e i disturbi e gli aggravi della seconda e terza linea.
MORALE
Le popolazioni, dopo gli eventi del 25 luglio e dell’8 settembre, sono ancora completamente disorientate. Il senso della fiducia nella ripresa della nazione si sta allontanando ancora di più. Persiste e si fortifica una diffidenza in tutto e in tutti e gli sforzi fatti dalle autorità politiche non possono essere in relazione alla vastità dei compiti. Manca completamente la propaganda; mancano gli uomini per la rieducazione del popolo; mancano gli uomini per inquadrarlo. Purtroppo nell’attuale contingenza trovano facile presa nelle masse operaie le teorie sovversive. I disagi di ogni genere, le preoccupazioni alimentari, che sempre più si faranno sentire, le difficoltà delle comunicazioni e in particolare dei servizi postali, aggravano l’isolamento delle popolazioni che si abbandonano completamente demoralizzate, sì che è consuetudine sentire ripetere “speriamo che finisca”.
ATTIVITA’ DELLE BANDE
L’azione delle bande si sta sempre più intensificando, specialmente in questi ultimi tempi. E’ inutile ucidere i capi riconosciuti: ne succedono altri. Bande di ribelli, bene armate, anche se composte di pochi elementi, si spostano continuamente mettendo in serio pericolo la sicurezza delle strade, obbligando i militari della Guardia ad uscire per i servizi in numero molto forte se non vogliono cadere in agguati ed essere uccisi, disarmati ed infine ad usare nei distaccamenti misure di sorveglianza non indifferenti per respingere gli attacchi di sorpresa sempre più frequenti in caserme isolate e presidiate da un numero insufficiente di militi. Tutto ciò porta un senso di nervosismo e di stanchezza, mentre le popolazioni rurali, specie quelle dove non esistono i nostri distaccamenti, sono alla mercé dei banditi che compiono delitti di ogni genere. Si comincia a non fidarsi più dei nostri, che situati in zone troppo eccentriche, debbono o subire o morire. Ad aumentare il senso di disagio contribuisce il fatto che i nostri distaccamenti non hanno un armamento adeguato alle attuali esigenze mentre spesso il nemico quando attacca, è munito di armi automatiche e bombe in forte quantità. La situazione si fa sempre più grave in quanto i ribelli invece di costituirsi – sicuri dell’immunità stabilita dal recente bando del DUCE – preferiscono, almeno per il momento, rimanere alla macchia. Il richiamo alle armi di altre classi ha aumentato il numero delle bande, il richiamo forzato del “servizio obbligatorio del lavoro” ha impressionato i giovani per la partenza in Germania. L’attacco senza tregua alle bande è possibile soltanto quando saremo in possesso di adeguati automezzi e relativo carburante nonché di altre armi automatiche leggere. Anche l’apparizione di qualche autoblindo può influire sul morale dei banditi i quali, attanagliati da una guerriglia senza respiro, movimentata nella sorpresa, potenziata dal fuoco delle armi automatiche e dalla nostra mobilità di manovra, saranno costretti a sbandarsi ed a presentarsi ai nostri comandi.
Se fino ad oggi la situazione è stata retta e controbattuta, ciò è dovuto al fattore personale dei comandanti i quali, conoscendo la Maremma ed i maremmani, sono riusciti a far rientrare alcuni giovani dalla macchia, ed a contenere l’azione delittuosa. Molta gente sfollata ha preferito recarsi alla macchia e vivere nelle capanne, cibandosi di funghi, fragole, insalata ed un poco di farina e fagioli che si è portata dietro. E’ dell’altro giorno la mia sorpresa nel trovare in un seccatoio di mia proprietà, lontano chilometri e chilometri, in una macchia di 4.000 ettari, dove mi avevano detto che facevano riferimento alcuni sbandati, una bellissima ragazza seminuda, come la principessa delle favole, contornata da altre fanciulle e ragazzetti, senza un uomo. Questa gente ha o avrà, senza dubbio col tempo, contatto con le bande e tutto contribuisce al rafforzamento morale dei partigiani. Con un’autorità che mi deriva anche dall’essere del posto, ho mandato l’ordine di rientrare ad una accozzaglia di gente dei boschi di Tirli e di Castiglione della Pescaia. Mi fu mandato a rispondere che tutti sarebbero ben disposti a rientrare, però dove ? “Se le nostre case sono distrutte, se non abbiamo più ricovero per dormire, se i nostri paesi sono sfollati, come facciamo a ritornare? ”e così rimangono alla macchia e cos’ attendono e forse cercano le armi ed appena le avranno trovate automaticamente li troveremo schierati contro di noi.
Altro fattore importante che concorre in modo diretto al consolidamento elle bande è l’appoggio quasi sempre volontario degli amministratori delle tenute agricole. Questi ultimi, per paura divenuti maestri di omertà, agiscono con furbizia e mentre ritengono di appoggiarsi alla nostra forza, cadono sovente nell’imbroglio fanciullesco che li tradisce e li denuncia. Ormai siamo in grado di conoscerli quasi tutti e con loro le guardie campestri, i lavoratori dei boschi, gli industriali ed i proprietari terrieri. La mancanza però in Maremma di reparti bene attrezzati dell’ Esercito Repubblicano, la dislocazione dei nostri presidi e distaccamenti, il forte numero ivi impegnato per i servizi di sicurezza e di ordine pubblico, ci costringe a non aver sottomano la scorta sufficiente per controbattere in modo definitivo l’azione delle bande. La provincia di Grosseto confina con quelle di Livorno, Pisa, Siena, Viterbo e lo sconfinamento dei banditi permette la possibilità di ammassamenti in forza per le incursioni notturne sui pacifici paesi.
Anche gli sfollati romani e piombinesi hanno fatto tanto male alla nostra Maremma. Essi hanno sicuramente organizzato nuclei comunisti e nuclei di “Italia Libera”, li sovvenzionano, stabilendo fra loro una rete fitta di informazioni che è difficile individuare (Massa Marittima – Roccastrada – Arcidosso e Pitigliano). L’Ufficio 2° sta perfezionando l’attrezzatura cercando di migliorare il personale con la scelta di elementi intelligenti, capaci per tale compito. Tutto si sta facendo, tutto si sta tentando, ed i rastrellamenti finiti ieri, con l’uccisione del famoso capo-banda “Gino”, nella zona di Cana-Murci (Scansano), di un morto nella zona di Massa Marittima e di quattro prigionieri nella zona del Baccinello ed i due prigionieri presi stanotte ad Arcidosso, senza nessuna perdita da parte nostra, stanno a dimostrare lo spirito combattivo che anima molti dei legionari di questa provincia.
QUADRI
[ Omettendo il lungo elenco di forze mancanti , da questo capitolo apprendiamo che alla data del 9 maggio 1944, la forza militare fascista in provincia ammonta a 1370 uomini cui vanno aggiunti altri 262 all’epoca “in prestito” fuori provincia].
DISCIPLINA
La disciplina difetta nei giovani e ciò è dovuto specialmente alla mancanza dei quadri ufficiali e sottufficiali, poi alla propaganda paesana ostile più alla guerra che alla Repubblica; alle continue scorrerie delle bande che danno ai giovani un senso di smarrimento ed all’esiguo armamento dato loro in dotazione. Gli allontanamenti dei giovani dai reparti sono stati frequenti in questi ultimi giorni principalmente alla compagnia giovanile di Roccastrada. La situazione della provincia è in stretta relazione con i nostri legionari i quali cercano di raggiungere i familiari per assicurarsi della loro salute. I giovani hanno la passione delle armi e sparano con facilità. Ci sono ragazzi di caduti che sparano per risentimenti personali, altri che non si rendono conto dell’importanza della divisa e della missione loro affidata. Il lavoro di organizzazione in queste condizioni diventa enorme e con risultato non sempre positivo poiché dagli accantonamenti alla libera uscita, il militare trova una differenza di idee e di propaganda, una costruzione diversa della vita cittadina non intonata al suo sacrificio ed alla sua fede. Pur tuttavia riusciamo a tenere in pugno i nostri ragazzi che nonostante tutti i difetti di giovani vissuti in una epoca di disfacimento e di tradimento, e suscitiamo in loro l’amor di Patria e per il quale, molti ancora, domandano di combattere e di morire”.