Nasce a Massa (MS) il 29 maggio 1903, città dove risiede facendo l’elettricista ed il barbiere.
Attivo politicamente già nell’ immediato dopoguerra, la schedatura lo dà nelle fila del Partito Comunista d’Italia con il quale si oppone decisamente al fascismo.
Nel novembre del 1926 viene arrestato per propaganda antifascista e confinato in varie isole ( Favignana, Ustica, Lipari e Ponza ) per 4 anni. In questo periodo viene condannato ben tre volte per infrazione agli obblighi di legge e quindi liberato solo il 23 marzo del 1931.
Le misure di polizia non lo ammorbidiscono di certo ed il 6 marzo del 1932 viene nuovamente arrestato subendo una condanna a 5 anni di confino che inizia a scontare a Ponza, dove però fortunatamente lo coglie l’aministia del decennale fascista ridandogli libertà seppur sotto stretto controllo.
Nell’ ottobre del 1936 riesce ad espatriare clandestinamente e va ad arruolarsi in Spagna nelle formazioni antifranchiste con la Brigata Garibaldi: nella guerra contro il fascismo iberico viene ferito in combattimento e quindi, nel maggio 1938, passa in Francia dove viene internato, con altre migliaia di volontari internazionalisti, in vari campi di prigionia ( Argélès, Gurs, Fort S.Luis, Vernet ).
Tradotto in Italia il 27 settmbre 1941, viene di nuovo condannato dal Tribunale Speciale al confino per 5 anni, assegnandolo a Ventotene, dopodiché prima la pena gli viene commutata in ammonizione il 15 febbraio del 1942, infine è prosciolto nel novembre 1942 per un’altra amnistia, quella del “ventennale”.
L’anno dopo, con l’8 settembre, Giuseppe Iacopini sa benissimo quale parte scegliere e difatti lo troviamo in Toscana, dove nell’ aprile ’44 il C.L.N. di Pisa lo manda, per la sua esperienza, nella foresta del Berignone come comandante e addestratore di quelle decine di reclute che vengono fatte affluire coi partigiani di quella che sarà, dal maggio 1944, la XXIII^ Brigata Garibaldi Guido Radi “Boscaglia”, dal nome del suo più giovane eroico caduto.
Qui ha disposizione le formazioni di validi caposquadra volterrani come “ Ascanio ” Emilio Gazzarri, “ Fattore ” Amerigo Bigongiari e “ Alioscia ” Benito Bini, oltre a “ Baffo ” Gino Cespoli che si porta dietro una nuova squadra proveniente dalla Val d’Elsa.
Partecipa alla riunione ristretta dove viene presa la decisione di costituire e strutturare la XXIII^ Brigata: con lui soltanto il ten. Giorgio Stoppa, Velio Menchini, “Gino” Cugini, “Giorgio” Alberto Bargagna responsabile militare del CLN pisano, l’esperto militare “Cecco” e “Alfredo”, già resistente nelle fila antifasciste in Corsica.
Col nome di battaglia di “Francois“, assume incarichi di rilievo nella sua funzione di Comandante della 2^ Compagnia dirigendo numerose azioni tra le quali degna di rilievo è l’occupazione di Radicondoli del 3 e 4 giugno allorchè, interrotte le comunicazioni telegrafiche, le sue squadre e quelle di “Enzo” Ceccherini aprono il silos del grano e l’ammasso dell’ olio distribuendo alla popolazione ed ai contadini precedentemente avvertiti, espugnando il giorno dopo la caserma dei carabinieri repubblichini.
Alle sue squadre si deve anche l’ occupazione di Sasso Pisano.
[Scheda di Aldo Montalti per www.radiomaremmarossa.it – Fonti: Antifascisti nel Casellario Politico Centrale a cura dell’ ANPPIA, ad nomen e Relazione sull’ attività della XXIII Brigata Garibaldi ].