Nasce a Grosseto il primo giugno 1906. Fa il commerciante, i suoi familiari sono repubblicani, lui è associato alla gioventù del PRI. Nel ’21 – ricordava Banchi – è presente con Ermanno Barth e Etrusco Benci quando, davanti all’ obelisco, si scatenano gli squadristi.
Dopo il ’26 si apparta, mantenendo le convinzioni mazziniane. Il 15 agosto 1933, l’indomani della beffarda esposizione del drappo rosso dal campanile ad opera di Mascioli, parte per la Francia con un passaporto che gli è stato rilasciato il 30 gennaio 1932. Va a Nizza e qui, a St. Maxims, si iscrive alla sezione del PRI; più tardi le spie fasciste parleranno di un suo ingresso in un comitato segreto di “Giustizia e Libertà“.
Nel ’34 – il suo nome figura già nella Rubrica di frontiera – divide nella città francese l’alloggio con Raffaello Bellucci e si mette in vista per l’attività antifascista. Il 26 maggio Il Ministero dell’ Interno informa quello degli Affari Esteri che Carmignani avrebbe aderito insieme a Bellucci alla sezione del fronte unico comunista.
La sua presenza è segnalata nel settembre del ’34 a una conferenza di Francesco Volterra. Ci sono anche Duilio Balduini e Raffaello Bellucci. La conclusione è burrascosa, vengono alle mani Eaco De Pirro, Luigi Tagli e Giacomo Gessi.
In novembre un appunto della Divisione della polizia politica riferisce che Carmignani si sarebbe iscritto a una sezione comunista nizzarda.
Ora l’antifascista di Grosseto frequenta, oltre a Bellucci, anche Alfredo Magnani, un altro repubblicano che si è avvicinato al partito comunista. Ma l’ambiente è carico di sospetti, alimentati da spie e provocatori al servizio del consolato fascista che trovano fertile humus nello stalinismo imperante tra i comunisti che vedono agenti provocatori dappertutto. E anche Carmignani in una certa misura ne paga il prezzo: sembra infatti che venga scrutato con qualche diffidenza o, peggio, che si pensi di dargli una lezione, anche se è legato d’amicizia ad un noto militante del PCd’I, Pietro Casagrande.
Il 9 novembre del ’34 riparte per l’Italia. Lo accompagnano alla stazione di Nizza Bellucci e Casagrande, fa il viaggio con lui un altro grossetano “dall’apparente età di 25 anni, bruno, magro, colorito olivastro, capelli ondulati alla Mascagni, alto m. 1,75, elegante, che era giunto a Nizza proveniente da Grosseto”, quasi certamente l’antifascista Ultimino Magini.
Carmignani ha il passaporto scaduto, alla frontiera viene perquisito, ma l’esito della ricognizione sulla persona e sul bagaglio è negativo. Il 15 novembre la Prefettura di Grosseto si occupa di lui, scrive infatti che “ trattandosi di elemento politicamente sospetto e ritenuto pericoloso tanto che il R. Consolato d’Italia a Nizza lo ha segnalato quale facente parte del Comitato segreto di Giustizia e Libertà … il Carmignani è stato sottoposto ai prescritti rilievi fotodactiloscopici nonché a rigorosa, diligente, riservata vigilanza “.
A Grosseto – secondo la Polizia politica – avrebbe il compito di svolgere propaganda comunista. Giunto nella città Carmignani si mette cautamente in contatto con Banchi e Vannini e comincia a collaborare con il Soccorso Rosso.
E’ vigilato dalle forze dell’ordine, senza esito, però, come si legge in una nota del 21 marzo 1936. Nel ’38 la sorveglianza non si è interrotta, Carmignani abita in Piazza del Mercato, am non ci sono rilievi politici a suo carico.
Nel ’40 le autorità di polizia continuano a tenerlo d’occhio, ma senza successo.
Nel ’41 partecipa con Silvestro Querci, Ghino Neri, Ultimino Magini e altri al tentativo di dar vita a Grosseto a un’organizzazione antifascista legata, sembra, al gruppo fiorentino di Giustizia e Libertà .
In seguito al tradimento di un certo Niccoli, anche gli oppositori grossetani vengono scoperti, alcuni sono destinati al confino, altri ammoniti; Carmignani, come Arzilli, Neri, Magini, Giovannelli, viene diffidato.
Nel ’43 è ancora legato ai comunisti, nella sua casa il 26 luglio si tiene la prima riunione degli antifascisti di Grosseto dopo la caduta di Mussolini.
( Scheda di Fausto Bucci – Follonica )